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Il CD celebrativo della Last Buzz Record e l'esordio per la stessa etichetta di Sue Sergel e ancora, Animystic postumo lavoro di Enrico Micheletti,Mike Turk, Angelo Adamo, Max De Aloe, Howard Levy, Big Gilson, Mick Stover's Gentlemen's Blues Club, Sweet Suzi and The Blues Experience , Rufus Huff , Texas Slim , Rob Tognoni , Alvin Jett , Rick Moore , Tommy McCoy New 2009 Releases | ||
Last Buzz Record Co. 30 Years Before I grow too old |
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Sue Sergel Move into the light Last Buzz Record L'abbiamo appena citata; Sue Sergel è una cantante di Liverpool che per ragioni di cuore si è trasferita stabilmente in Svezia; dopo una lunga gavetta in diverse blues band di primo piano, la Sergel ha raggiunto la giusta maturità per proporsi con Move into the light; si tratta di un disco vario e di ascolto molto piacevole che rende giustizia della versatilità vocale della Sergel; interessanti gli arrangiamenti che includono anche il violino di Pelle Bolander; la passata passione per l'old time blues traspare in "She died with her lipstick on" e in "Desolation Blues"; la title track è un funky molto efficace; c'è spazio per il classico soul "Please send me someone to love"; complessivamente il repertorio sebbene vario resta immancabilmente ancorato alla matrice blues; "It hurts me too" ne è la testimonianza più schietta; a chiudere lo splendido Blues for Fadime, rarefatto, dilatato con il violino di Pelle Bolander ad aggiungere una dimensione particolare sfumatamente arabeggiante; una collezione di canzoni godibili, succose negli arrangiamenti e originali nella strumentazione, giusta vetrina per la voce docile ed espressiva di Sue Sergel. Gianandrea Pasquinelli |
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Root Connection Animystic
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Mike Turk The nature of things Tin Sandwich Music E' sempre un grande piacere avere notizie di Mike Turk, uno dei migliori armonicisti in attività; Turk è un musicista di Boston, estremamente apprezzato dagli addetti ai lavori, ma purtroppo sconosciuto ai più; eppure Turk è un musicista che partito dalla diatonica, che nel disco si può ascoltare nell'ultima traccia "Pickle in the Bank", si è poi rapidamente impadronito del vocabolario jazz che padroneggia alla cromatica con preziosa e squisita maestrìa; dotato di un fraseggio che nulla ha da invidiare a quello del popolare Thielemans, Turk in questo lavoro propone una serie di brani di "nicchia" che ben si addicono al suo sinuoso incedere melodico; in "The Nature of Things" Turk è assecondato da Jon Wheatley alla chitarra e da Marshall Wood al contrabasso; la formazione essenziale contribuisce a conferire al lavoro una atmosfera dilatata, spaziosa nelle cui maglie Turk si inserisce con prepotenti fraseggi essenziali. Un altro capitolo utile per apprezzare un grandissimo, misconosciuto musicista. Gianandrea Pasquinelli |
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In trepida attesa per l'arrivo di una estate che non viene, avvolti nella morsa di una recessione che invece si fà sentire pesantemente anche qui - boh -, penisola dalle algide fortune, vi propongo una ricca consolazione: una serie di novità discografiche su cui si erge subito un tris di armoniche di eccezione da ascoltare senza alcuna esitazione; Angelo Adamo è un artista poliedrico negli interessi e ispido negli umori; dopo aver licenziato l'originalissimo lavoro "Quanta", che per certi versi ha riscritto alcuni paradigmi dello strumento, parliamo di armonica cromatica, Adamo si è poi disperso in scelte testarde e in parte non focalizzate; ora per l'ottima etichetta Red Records, esce quello che potrebbe essere una svolta alla carriera; My foolish harp, lavoro che lo vede in compagnia del Guido Di Leone Trio, è un lavoro eccellente in assoluto e sicuramente prodotto rappresentativo del miglior Adamo; la sapiente scelta di un repertorio tradizionale, Nardis, My foolish heart, Dolphin dance, Blue in green etc., costringe Adamo in una gabbia benefica ove l'innato ardore e le inquietudini tipiche del musicista creano una sintesi espressiva, ricca dei preziosismi e dei garbugli ritmici e armonici che rendono Adamo unico tra gli armonicisti cromatici. Indispensabile. Red Records. | ||
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Howard Levy, il musicista che più di tutti ha rivoluzionato il modo di suonare l'armonica diatonica, non ha bisogno di presentazioni; nelle sue ultime esibizioni avevo notato l'attitudine a introdurre uno o due brani in perfetta solitudine - piano e armonica -; Alone and Togheter è specchio di questa innata dicotomia e sintesi; un intero CD in cui Levy si diverte a esporre melodie, a riproporre classici e a citare ispirazioni, è accattivante ma alla fine forse un pò troppo; in sintesi questo lavoro ci permette di scoprire il lato narciso del maestro che, in questo contesto, sorprende più per il blues canonico Shuffle, una traccia così non me lo sarei mai aspettata, per il delirio di sovraincisioni - Funkyharps - che mi ricordano certi episodi di Madcat Ruth, o per l'omaggio early-jazz - Birdhead's blues - ovvia citazione di Blues Birdhead (James Simons) considerato il primo armonicista diatonico ad aver inciso nel '27 un overblow. The Levy's divertissement. Levyland. | ||
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Onestamente devo ammettere che all'inizio un lavoro di sintesi tra musica lirica e jazz mi rendeva un poco scettico; Lirico Incanto il nuovo lavoro di Max De Aloe, musicista lombardo, allievo di Willi Burger, sfata però ogni pregiudizio; si tratta di un incontro riuscito; del resto la ricerca melodica è stata da sempre al centro degli interessi artistici di De Aloe, armonicista cromatico solido di esperienze discografiche, che proprio in Lirico Incanto trova il naturale traguardo; il lavoro esplora alcune arie famose, E lucevan le stelle, Mi chiamano Mimì, Com'è lunga l'attesa etc, e crea una sintesi tra strutture jazz - quella ritmica e a tratti quella armonica - e il bel canto, uno dei pochi vanti del nostro bislacco paese; l'incanto evocato nel titolo del CD è quello di aver avuto la capacità di rendere protagonista assoluta la melodia dopo averla spogliata dalla potenza dell'impatto scenico e della valenza del testo. Per tornare alle nostre radici. Abeatrecords. | ||
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Big Gilson avevo già avuto modo di conoscerlo in occasione di un lavoro in compagnia dell'armonicista Jefferson Goncalves, qui presente in una traccia in veste di ospite (Silver Train); chitarrista brasiliano, di lunga esperienza, Big Gilson ha all'attivo ben 12 album e una serie di collaborazioni con personaggi leggendari quali Buddy Guy, Duke Robillard, Lonnie Brooks e Magic Slim; Sentenced to Living fin dalla prima traccia, I wonder who, mette a fuoco la cifra stilistica di Gilson, artista che veste la musica roots americana come un vestito di alta sartoria; dotato di vocalità incisiva e compatta e di un chitarrismo fluido espressivo che si avvale anche dell'uso dello slide (Sentenced to living), Gilson dimostra piena padronanza anche nel genere ballad (It's hard to say goodbay), o nel proto-funky (Take me to the river) rivelando ancora una volta che il segreto di un buon musicista risiede nel vivere e nel sentire la musica che si propone. Per espandere le conoscenze. Blues Boulevard. | ||
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Mick Stover's Gentlemen's Blues Club sposta l'ascolto su un versante decisamente rock-blues; Mick Stover, il bassista e leader della band ha trascorsi importanti; membro della BB Chung King & The Buddaheads, esperienze di palco con Slash, Joe Bonamassa e Dweezil Zappa; formatisi nel 2005, i Gentlemen's Blues Club - BB Chung King (chitarra), Dave Osti (chitarra e voce), Teddy ZigZag (tastiere), David Raven (batteria) e ovviamente Mick Stover (basso), si sono rapidamente imposti per il sound esplosivo ed energetico degli spettacoli live e sono diventati una band di culto nel circuito esigente dei bikers; Blues Boulevard propone per il mercato europeo - The sky's on fire - una raccolta dei migliori brani contenuti nei tre lavori dei Gentlemen's Blues Club; il CD comprende 13 tracce in studio e tre bonus registrate dal vivo che rendono l'idea dell'esplosività dei nostri in questo contesto. Un disco per i cultori del blues-rock energetico e per gli amanti dei più veraci Canned Heat o ZZ Top. Blues Boulevard. |
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Sweet Suzi and The Blues Experience. Unbroken 2009. Music Avenue - Blues Boulevard |
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Rufus Huff. Omonino. 2009. Music Avenue - Blues Boulevard Rapido cambio di atmosfera e di sound con i Rufus Huff; ci trasferiamo nel Kentucky e come punti di riferimento dobbiamo virare sul Southern Blues-rock con evidenti richiami a Cream, Mountain, primi Led Zeppelin e ZZ Top. Il quartetto è dominato dallo sporco e rauco chitarrismo di Greg Martin (ex Kentucky Headhunters) che complice una vintage Gibson Les Paul sparata attraverso un Marshall produce una ricca e straripante stratificazione di suoni su cui si erge fiera la voce di Jarred England. Come episodi più blues segnalo "Good morning little schoolgirl" e "I Ain't Superstitious". Per palati e stomaci duri. |
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Texas Slim. Driving Blues. 2009. Music Avenue - Blues Boulevard E' la volta di Texas Slim, cantante, chitarrista texano dalle lunghe esperienze, Randy McAllister, Wanda King, Coco Montoya, per citarne alcune; abitualmente alla guida della Love Machine, driving blues band di Dallas, in questa occasione lo troviamo solitario in una produzione di Aaron Comess (ex Spin Doctors) a illustrare le competenze acquisite sul genere; dal rock & roll di "Coffee Shop Girl" allo slow minore di "Three Bridges Blues", per passare lungo i ritmi funky di "You're hip"; nulla di trascendentale ma una manciata di buoni blues e derivati suonati con carattere e passione. Per conoscere tutte le sfacettature contemporanee del blues texano. |
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Rob Tognoni. 2010db. 2009. Music Avenue - Blues Boulevard Ultimo episodio della interminabile sagra discografica a cui ci ha abituato questo monumentale chitarrista australiano; 2010db descrive accuratamente il musicista e uomo Tognoni; chitarra esuberante, aggressiva e vocalità potente e calda; sempre in bilico tra blues-rock e rock-classico, Tognoni ha la personalità e l'ego dei guitar hero a cui si ispira: Jimi Hendrix e Angus Young; 2010b è un album compatto, suonato con precisione e passione che farà la felicità di tutti gli amanti del rock energetico suonato fuori dalle righe. |
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Alvin Jett. & The Phat Noiz Blues Band. Con Honey Bowl, Alvin Jett quartet giunge al secondo decisivo appuntamento discografico; il chitarrista di East St. Louis è alfiere di una tradizione blues elettrica pulsante, diretta ed eclettica che pur restando fedele alle matrici native afro-americane non disdegna fugaci escursioni verso le easy-listening ballads (Me, You & Cydnee); dotato di un chitarrismo limpido, nervoso e scevro di eccessi, ispirato da una vocalità granulosa e gutturale, Alvin Jett e colleghi si muovono con solida autonomia in ambiti stilistici coerenti - il boogie (Bluesman's Hat con all'armonica Arthur Williams), il latin-funky (Honey Bowl), il soul (The Wreck), il funk (Dem Haters), alla intensa attività "live" del combo. La presenza di Frank Bauer al sassofono conferisce al lavoro una dimensione vitale che impone Alvin Jett & The Phat Noiz Blues Band tra i migliori esempi di blues elettrico post-moderno. | ||
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Rick Moore. Better off with the Blues. Rick Moore è un chitarrista, cantante della regione di West Tennessee che abbiamo già avuto modo di conoscere in occasione della sua uscita precedente in compagnia di Jimmy Nalls (Slow burnin' fire"); musicista completo, Moore si esprime nel territorio variegato della Roots-Rockin'-Blues music che padroneggia con autorevolezza ed energia; "Better off with the Blues" è un lavoro convincente e veramente piacevole da ascoltare arricchito dalla presenza di numerosi ospiti, tra i quali ricordo il solito Nalls, Jimmy Hall (ex Wet Willie) e Wayne Jackson (dei mitici Memphis Horns); tra un saltellante "Take it down to Memphis", una rumba "Good man gone bad", il downhome sincopato "Fire in the Delta", l'ascolto fila via tranquillo fino alle tracce finali registrate live a NO che rivelano definitivamente il temperamento del nostro. Da cercare. | ||
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Tommy McCoy & Lucky Peterson. Terzo episodio per Tommy McCoy chitarrista che riesce sempre a coagulare intorno a se' musicisti di livello stellare: casa Blues Boulevard ha già licenziato in passato il tributo a Steve Ray Vaughan ove il nostro si cimentava insieme alla sezione ritmica del grande texano e "Angels Serenade" che ha suggellato l'incontro con Levon Helm e la gang del Barn studio di Woodstock; ora esce questo "Lay My Demons Down" con McCoy in compagnia di Lucky Peterson, straordinario e mai sufficientemente apprezzato interprete dell' organo per eccellenza, il B3 Hammond; il lavoro è una eccellente produzione di schietto blues elettrico (con un paio di tracce semiacustiche "They killed that man" e "The other side") che farà la felicità dei cultori fedeli al genere; repertorio omogeno, suoni cristallini, sezione ritmica precisa e competenze chitarristiche (McCoy) di livello superiore: siamo di fronte ad un autentico maestro dello strumento; timbrica, fraseggio, espressione sono e restano sempre top level; tuttavia, la vocalità resta nella media e non riesce ad elevarsi a forza trascinatrice; da ultimo, la coerenza stilistica del repertorio sebbene apprezzabile non sempre soddisfa appieno, per la sua indulgenza celebrativa e costante assenza di rischio espressivo e compositivo. Per amanti della tradizione.Gianandrea Pasquinelli |
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