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Il termine GOSPEL può riferirsi a due generi musicali: il primo strettamente legato alla musica sacra, molto simile alla canzone corale spiritual, che emerse nelle chiese afroamericane cristiane-metodiste negli anni trenta; l'altro, alla musica religiosa composta diffusa e suonata successivamente da artisti di qualunque fede o etnia, soprattutto del sud degli Stati Uniti d'America, e diffusa poi nel resto del mondo. La divisione tra America nera e America bianca e quindi tra chiesa nera e chiesa bianca e anche tra musica nera e musica bianca, tenne questi stili separati, ma mai in modo assoluto. Entrambi gli stili nascono da inni corali cristiani-metodisti degli afroamericani, a loro volta nati dagli antichi canti spontanei durante le giornate di lavoro della schiavitù negli Stati Uniti d'America, spesso nei campi agricoli del cotone.
Questo stile musicale spesso era (ed è tuttora) in modalità solo vs coro, cioè a una breve frase canora, eseguita da un solo cantore (nei campi di schiavitù era cantata da un solo schiavo) si alternava la risposta di tutto il coro (all'epoca appunto, il resto degli schiavi che stavano lavorando). Mentre lo spiritual rimase più semplice a livello musicale, il gospel si raffinò e si arricchì nel tempo, con l'aggiunta di basi ritmiche del blues e del rhythm and blues, e si diffuse marcatamente in tutto il mondo occidentale. Nel gospel, alcuni artisti (ad esempio Mahalia Jackson) si limitano ad apparire e rimanere in contesti puramente religiosi di ispirazione spiritual e di argomento cristiano.
Il termine gospel, in inglese, significa Vangelo, buona novella, "parola di Dio": i testi infatti, si ispirano alla Bibbia (soprattutto il libro dei Salmi). Altre correnti gospel invece si esibiscono in contesti più laici, come ad esempio il Golden Gate Quartet o Clara Ward, che cantano anche nei night club. La maggior parte degli artisti, come i Jordanaires, Al Green e Solomon Burke tendono a suonare in entrambi i contesti, dov'è frequente che includano un pezzo religioso in una performance secolare, sebbene non succeda quasi mai il contrario.
Impossibile citarli tutti, ma tra i più famosi troviamo: TAKE 6, HARLEM GOSPEL CHOIR (nella foto), THE POINTER SISTERS, molto noti anche in campo discografico
(Fonte: Wikipedia) |
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Jazz & libertà, con un significativo contributo artistico femminile: questo è il Bologna Jazz Festival 2023, nel cui cartellone risaltano le presenze musicali di Hiromi, Samara Joy, Ron Carter, Bill Frisell, Steve Coleman. Con una cinquantina di concerti e numerose attività extra (didattica, mostre, incontri con gli artisti, conferenze), dal 3 al 27 novembre il BJF si espanderà dal capoluogo emiliano raggiungendo i comuni dell’area metropolitana e le province di Ferrara, Forlì e Modena. Sui suoi numerosi palcoscenici confluirà un’incredibile rappresentanza del jazz made in USA e troveranno spazio innovative produzioni nazionali.
Impegno civile e interdisciplinarietà del jazz, due aspetti che il BJF coltiva da anni, si trovano riuniti nel progetto “Donna, vita, libertà”, che affida l’immagine coordinata dell’intera manifestazione a quattro artiste iraniane: Atieh Sohrabi, Hanieh Ghashghaei, Nazli Tahvili e Roshi Rouzbehani, attive a livello internazionale e residenti a Bologna, Londra, Los Angeles e New York. Le loro opere, ispirate al programma del BJF e in collaborazione con l’associazione Hamelin, fondono più significati in nome della lotta, soprattutto femminile ma non solo, che dall’Iran si è estesa a tutto il mondo libero: saranno esposte alla Biblioteca Salaborsa dal 3 al 26 novembre, oltre che sui muri della città. Il jazz, musica rivoluzionaria, i cui artisti hanno spesso dovuto combattere contro la discriminazione, fornisce una base culturale ideale per ospitare le odierne rivendicazioni di libertà del popolo iraniano. Rivendicazioni che il BJF condivide e vuole valorizzare.
Il Bologna Jazz Festival è organizzato dall’Associazione Bologna in Musica con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna, Bologna Città della Musica UNESCO, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Carisbo, Gruppo Unipol, Coop Alleanza 3.0, TPER, Città Metropolitana di Bologna, del main partner Gruppo Hera e con il sostegno del Ministero della Cultura. Il BJF fa parte di Jazzer powered by Gruppo Hera.
Le star del BJF
Protagonista del primo dei grandi live in teatro del Bologna Jazz Festival 2023 sarà Hiromi Uehara. La pianista giapponese è diventata un fenomeno planetario grazie alla sua tecnica che va oltre i limiti dell’umanamente eseguibile. La funambolica pianista sarà il 7 novembre all’Arena del Sole, dove presenterà il nuovo progetto in quartetto “Sonicwonder”. Il concerto è realizzato in collaborazione con il Gruppo Hera.
I riflettori del BJF saranno poi puntati su Ron Carter, uno dei massimi contrabbassisti della storia del jazz moderno (la sua celeberrima associazione con Miles Davis negli anni Sessanta è solo la proverbiale punta dell’iceberg di una carriera di oltre sei decenni ai vertici della “serie A” jazzistica). Il 12 novembre Carter si esibirà al Teatro Auditorium Manzoni con i Foursight, un quartetto che lascia alle sue dita una notevole parte del lavoro solistico. Il concerto è realizzato in collaborazione con Coop Alleanza 3.0.
Samara Joy è stata la rivelazione della più recente edizione dei Grammy Awards, vincendone due: per il migliore disco di jazz cantato dell’anno e come miglior artista esordiente. Migliore in senso assoluto, non riferito alla categoria jazz: di fatti è stata lei ad aggiudicarsi il Grammy per il quale erano in lizza anche i Måneskin. Con lei, il jazz fortemente legato alla tradizione afroamericana torna a essere un fenomeno di costume, a vibrare in sintonia con la nostra contemporaneità. La si ascolterà con il suo quartetto il 17 novembre all’Unipol Auditorium (in collaborazione con Gruppo Unipol).
Bill Frisell è uno dei guitar heroes del jazz dagli anni Ottanta a oggi: con il suo trio completato da Thomas Morgan (contrabbasso) e Rudy Royston (batteria) sarà al centro della serata del 21 novembre al Teatro Duse (in collaborazione con il Gruppo Hera). Le più recenti scorribande musicali di Frisell manifestano contrasti espressivi a tinte forti: musica metropolitana a braccetto con sonorità rurali, postmodernismo e primitivismo come due vicini di casa, stilemi di genere estremamente definiti e improvvisi pastiches nei quali gli stili vengono bellamente frullati assieme.
In apertura di serata si esibiranno gli Unscientific Italians, formazione all stars italiana che sotto la direzione di Alfonso Santimone lavora in maniera pressoché esclusiva sin dalle sue origini sulle musiche di Bill Frisell.
Un affondo nel jazz afroamericano il 24 novembre all’Unipol Auditorium, con Steve Coleman & Reflex (in collaborazione con Gruppo Unipol). Il sassofonista chicagoano è una delle figure più avvincenti del jazz contemporaneo. Il trio Reflex è un vero concentrato dell’estetica musicale M-Base, coi suoi ritmi metropolitani e le strutture metriche e melodiche dalle complesse geometrie che gettano lo sguardo oltre i confini della musica occidentale. (Dal Comunicato Stampa)
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