Joe Galullo: Have a good morning (Blue Morning RP) Joe Galullo
Se il buon giorno si vede dal mattino si può essere certi che Joe Galullo ha deciso di regalarci, una volta ancora, dell'ot

tima musica; cantante dalle sfumature rugginose, chitarrista dagli spontanei spunti melodici, Joe Galullo rilascia con "Have a good morning" il CD più solido ed emozionante della sua ormai trentennale carriera. Il CD conta 10 brani originali e 2 cover (la classica Stormy Monday e la - meglio sfruttata CCR rock-ballad - Long as I can see the light); l'ascolto colpisce per la compattezza dei singoli brani frutto dell'esperienza del leader e del perfetto interplay raggiunto dai sempre più stabili Blues Messengers e per la scelta del songbook rivolto a mettere in luce la sintesi raggiunta da Joe Galullo tra le varie disponibilità del repertorio blues e del crossover-rock d'annata; una sintesi ormai matura che si esprima con tutta l'originalità necessaria a posizionare Galullo nell'organigramma principale dei maestri del Blues Made in Italy; se l'arte di un musicista si misura poi dalla sensibilità che usa nell'affrontare i tempi lenti e le ballad, Galullo si colloca come assoluto maestro del genere: sia che questi siano rappresentati dalle camere blues di Burning Blues o di The love in vain of Mary Brown, che dalle venature soul di Have a good morning; nel lavoro trovano naturale approdo anche i ritmi coinvolgenti di Baby Boogie Boo, di I gotta move e quelli dispari di Hey, hey, Lucy. Il maestro della sensibilità aleggia stabile tra noi. Gianandrea Pasquinelli

Joe Coco & Michele Lotta, "Garden State" Performance Records 2006 Joe Coco 6 Michele Lotta
Eccoci alle prese col nuovo lavoro discografico del cantautore italo-americano Joe Coco, accompagnato - come di consueto negli ultimi anni - da Michele Lotta, armonicista e bluesman siciliano di lungo corso. Garden State è una sorta di concept album, una vera e propria dichiarazione d'amore-odio verso lo stato di nascita dell'autore. Ripensare la storia del New Jersey come il portone d'ingresso ("The Getaway") per numerose generazioni d'immigrati alla ricerca dell'"american dream" o, meglio ancora, come lo stato giardino da preservare ("Xanadu"), è stata certamente un'operazione dolorosa e salvifica. Questo disco rappresenta, infatti, una sorta di ricerca delle proprie origini per chi, in realtà, affonda le radici in posti diversi senza mai identificarsi con nessuno di essi. Il "rootless storytelling" di Joe Coco ci lascia con il sapore dolce-amaro di chi è ancora alla ricerca di se stesso, con tutti gli intensi contrasti che ciò comporta. Registrato fra Stati Uniti e Sicilia, rispetto agli episodi precedenti (come il notevole Scarlet Road del 2004), le fondamenta cantautoriali anni '70 sono qui vitaminizzate da episodi soulful, come "Mercy Song", o latini, come "Rise in Love". Non mancano tracce marcatamente rock, come "Turn Back The Hands Of Time" o la rollingstoniana "Troopers". Speziature caraibiche giungono da "Zirconia Tattoo", mentre dal profondo sud arriva "Xanadu", un brano ove la parte del leone è interpretata dall'harp swamping di Michele Lotta. Un lavoro convinto e convincente dove il cantautore americano, a dispetto di una prolificità sconcertante (35 album all'attivo), da ulteriore prova delle sue capacità d'interprete erratico e sensibile, capace di allargare ulteriormente i propri orizzonti stilistici. Il Cd è direttamente reperibile on-line presso il sito cdfreedom.com/joecoco. Max Pieri
PapaLeg Acoustic Duo "Railroad Blues" Buy
Un aspetto della musica blues che è andato sottovalutandosi nel tempo è, certamente, la capacità di raccontare storie. Nel progetto Railroad Blues dei PapaLeg Acoustic Duo, la voce - strumento basilare dell'espressione umana - è riportata al centro dell'attenzione, riposizionando il ruolo ed il peso specifico degli strumenti a favore della poesia. Pierluigi Petricca e Marco Tinari ripercorrono un repertorio di delta blues traditionals, compiendo un piccolo miracolo. Raccontano di quelle vicende umane di cui tutti siamo - bene o male - protagonisti, tracciando straordinari bozzetti dalle tonalità chiaroscure e imprevedibili, come nella migliore tradizione dei cantastorie "in blue". E' così che i due musicisti abruzzesi si trovano ancora a camminare lungo quel solco obliquo che ha fatto del blues il nocciolo duro di tutta la musica moderna. La voce ghiaiosa di Pierluigi Petricca, che forgia frasi scure e perentorie, si affianca - complementare - al canto ieratico ed evocativo di Marco Tinari. Parimenti sinergiche sono le chitarre che si rincorrono l'un l'altra senza mai sovrapporsi, contrappuntando in maniera equilibrata il canto. Al fraseggio ortodosso di Pierluigi Petricca corrisponde l'eloquenza più secolare di Marco Tinari, in un dinamico gioco di squadra, vincente già al primo affondo! Gli spettri di Robert Johnson, Leroy Carr, Fred McDowell, Willie Dixon, Big Bill Broonzy e Richard M. Jones sorridono di certo ai PapaLeg mentre li osservano dall'aldilà. Le note di copertina ricordano con malcelato orgoglio che il cd è stato registrato con quattro microfoni in un solo giorno. Se vi capita di incrociarli non perdete l'occasione di immergere le orecchie nel "grande fiume"! Il disco è reperibile presso info@bluesjams.com. Max Pieri
J. Sintoni: The red suit J. Sintoni
The Red Suit è il primo lavoro esteso di J Sintoni, chitarrista e cantante dell'area tosco-romagnola, musicista già dotato di ricca maturità espressiva e di solida reputazione; Sintoni è eclettico e curioso, lo ricordiamo nella esperienza in duo con Mr. Banana, nel piacevole progetto "Beer Soaked Guitars", curato e maniacale nelle sfumature timbriche - vedasi la lunga lista di chitarre, amplificatori e effetti utilizzati nella realizzazione del disco, coraggioso quanto basta per proporre un disco esente da cover; The red suit è disco omogeneo centrato sugli umori rock-blues del power-trio anni '70; il lavoro è poi arricchito da sfumate e giudiziose escursioni - comunque presenti nelle corde di Sintoni - nel jazz (Forget the time, Relaxing) e nello swing (Swing out this); la padronanza dell'idioma blues risulta evidente nella classica prova del nove, lo slow-blues "The red suit" slow carico di tensione, sorretto da una vocalità funzionale al brano, e dai continui impulsi derivanti dai riff concisi e coinvolgenti della chitarra. Una realtà sempre più consolidata. Gianandrea Pasquinelli
Leonardo Triassi "Armonicista Autodidatta" Carisch
Di manuali dedicati all'armonica si sente il bisogno e per fortuna ogni 10 anni qualcuno ci pensa. Abbandonata l'ormai classica infornata di Paolo Ganz è ora il momento di quello che può essere considerato il più tecnico tra tutti gli armonicisti diatonici Italiani: Leonardo Triassi. Armonicista autodidatta è il titolo della sua fatica (Carisch, Milano) e nel titolo, l'autore sottolinea come la gran parte degli armonicisti abbia dovuto seguire un percorso solitario e faticoso di auto apprendimento essendo più rari del platino gli insegnati di questo formidabile e dinamico strumento. Il contenuto del metodo è completo; Triassi affronta, in maniera sintetica ma del tutto esauriente, tutti gli aspetti fondamentali del pianeta armonica; si parte dalla storia per passare ai principi costitutivi e di funzionamento dello strumento per poi affrontare gli aspetti più pratici, quali imboccatura, respirazione, emissione dei primi suoni, effetti, bending; Triassi affronta anche alcuni aspetti teorici come lo studio di alcune scale, delle posizioni e delle tonalità; interessanti sono anche le sezioni sui microfoni, amplificatori e sulla manutenzione ordinaria e straordinaria dell'armonica; non poteva mancare una discografia ragionata e un CD di compendio nel quale Triassi presenta, oltre ad una ampia dimostrazione di quanto affrontato nel testo, cinque brani strumentali che abbinati alla tablatura presente nel testo e alla corrispondente traccia priva di armonica, offrono una ghiotta opportunità di proficuo esercizio. Il manuale è consigliabile senza alcuna riserva: per tutti gli armonicisti diatonici di livello base e intermedio. Gianandrea Pasquinelli
School of the Blues "We are the Blues" Harmonica Masterclass
The School of the Blues All-Star Band è una band californiana animata da due vecchie conoscenze: John Garcia, chitarrista, cantante e frontman di John Lee Hooker con i The Coast to Coast Blues Band negli anni '75-'80 e David Barrett, armonicista e attualmente il miglior didatta sullo strumento diatonico in circolazione; il CD è il primo di un progetto didattico curato dalla Scuola del Blues con sede a San Josè, California, e volto a sistematizzare la didattica blues con criteri di apprendimento analoghi a quelli utilizzati in altri settori musicali moderni, emblematico il caso del Jazz; il CD quindi pur suonando autentico risente un pò della finalità per cui è stato ideato; intendiamoci, tutto funziona a meraviglia, i brani sono tra i più gettonati del repertorio blues classico - Dimpies, Got my mojo working etc. -, la band fà un gran lavoro ma il CD manca di quei fattori - imprevedibilità / irregolarità - che lo renderebbero un buon prodotto più in generale; in ogni caso "We are the blues" è un essenziale compagno per tutti i chitarristi e gli armonicisti che vogliono approfondire concretamente il rapporto del rispettivo strumento in relazione alla struttura complessiva dei singoli brani. Infine un opinione a margine: David Barrett è uno straordinario insegnante. Gianandrea Pasquinelli
Pera Williams y sus muchachos: Mezcal Kayman Records
In attesa di conoscere i risultati della Notte dei Blues, eccoci qui in compagnia di una succosa novità di casa Kayman, l'album d'esordio del vincitore nella categoria cantante/armonicista edizione 2005; Pera Williams è un tipetto tosto dotato di un tenore grintoso e di un'armonica ficcante e incisiva che in compagnia dei suoi muchachos, compattati dall'infaticabile Martino Iotti, propone un House-Rocking Blues di prima qualità; Mezcal è qualche cosa in più di un semplice esordio discografico, sebbene privo di tracce originali, il disco è maturo e venato di quel muro ritmico che ha fatto nei locali la fortuna del genere; la voce di Williams ed il granitico sound dei muchachos convincono sempre durante l'ascolto: la band ha l'indubbio potere di coinvolgere l'ascoltatore in un'atmosfera sudata, movimentata, ed energica, frutto di una sapiente miscela di blues, R&R, R&B, swing e NO-style; i brani tratti dal repertorio di Omar Dykes, W. Clarke, J. Harman e Teddy Morgan, tanto per citarne alcuni, sono la garanzia di una formula dove la tradizione si salda con il puro divertimento; tre gli strumentali, una gustosa rivisitazione di "Caravan", il doveroso omaggio a Clarke "Greasy Heavy" e la cavalcata cromatica di Torqueflite. Insomma un disco che trasuda energia e divertimento in ogni suo poro. Go on muchachos. Gianandrea Pasquinelli